copertina rivista Innov@zionePA novembre-dicembre 2013

InnovazionePA novembre-dicembre 2013

Il mercato dei servizi sui software Open Source sta attraversando una fase particolarmente positiva legata sia alla presa di coscienza della maturità dei principali progetti, che all’attuale orientamento normativo indirizzato alla razionalizzazione dei costi ed al supporto dei formati aperti.
Il costante sviluppo della domanda di prodotti Open Source richiede allo stesso tempo alcune competenze specifiche per questo nuovo modello di business.

E’ necessario superare la vecchia concezione incentrata esclusivamente sul prodotto e che portava in secondo piano la scelta del fornitore, in quanto, ritenuto un mero rivenditore di licenze o implementatore di soluzioni standard sulla base di procedure fornite dai vendor.

Un cambio di visuale e una scelta in due fasi
L’offerta del mercato Open Source si basa esclusivamente sulla fornitura di servizi; quindi la selezione deve necessariamente seguire due fasi principali.
La prima è relativa alla selezione del prodotto software che si intende adottare. Bisogna focalizzare l’attenzione non solo sulle funzionalità del prodotto, ma analizzarne l’ecosistema della community e soprattutto la diffusione, così da aver la garanzia di longevità e vitalità del progetto stesso. Open Source infatti identifica una modalità di licenziamento e non un brand o una tipologia di prodotto, e quindi possiamo trovare sia prodotti leader del loro settore che prodotti amatoriali o gestiti da piccoli gruppi. Il rischio di adottare un software poco diffuso e con una piccola realtà alle spalle, è quello di potersi trovare con un prodotto che viene abbandonato o semplicemente non viene evoluto con le tempistiche idonee.
La seconda fase riguarda la selezione dell’azienda a cui affidare il progetto d’implementazione ed assistenza. In questo caso è necessario prestare attenzione al fatto che, non esistendo alcun tipo di barriera iniziale, chiunque può proporre un prodotto Open Source sul mercato.

Il mercato OS in Italia
L’Italia vede un mercato fortemente polverizzato in cui, più del 90% delle aziende che si occupano di Open Source, sono micro-realtà con meno di 5 dipendenti che spesso propongono un elevatissimo numero di prodotti senza alcuna focalizzazione o specializzazione.

Ora, se è logico pensare che per una importante operazione chirurgica nessuno si affiderebbe ad un neolaureato, è altrettanto importante per un progetto legato a software Open Source, affidarsi ad aziende di comprovata e dimostrata capacità tecnica su quello specifico prodotto.
Un’altra particolarità del mercato italiano è legata ad aziende IT generaliste che, pur avendo dimensioni e fatturati significativi, si occupano di qualsiasi attività: dalla distribuzione di HW e SW, all’erogazione di servizi di ogni genere tra cui, talvolta, anche quelli Open Source, senza alcuna specializzazione o esperienza specifica.

Ahi ahi… OS fai da te!
Anche in questo caso è alto il rischio di affidarsi a realtà senza comprovate esperienze.
Per questo l’analisi in sede di valutazione deve essere attenta. Questa, infatti, non può avvenire sulla base di bollini o attestati perchè non previsti per i software Open Source. E’ perciò fondamentale, per avere la garanzia del risultato, analizzare nel dettaglio se l’azienda fornitrice vanta referenze significative sul medesimo prodotto e sul numero di progetti analoghi gestiti, per dimensioni e complessità.

Scegliere prodotti poco diffusi o affidarsi a realtà che non hanno referenze specifiche su progetti analoghi, espone facilmente al rischio di fallimenti del progetto o a risultati nettamente inferiori alle aspettative, il tutto a sfavore anche del consenso verso il mondo dell’Open Source nel suo complesso.

Paolo Storti – @PaoloStorti

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