C’è chi le considera strumento indispensabile per digitalizzare le PA, soprattutto quelle territoriali, e chi le accusa di “viziare” il mercato italiano dell’Ict mettendosi in concorrenza con i player privati di settore. In qualunque modo la si pensi non si può negare che le società in house continuano a far parlare di sé, anche a due anni di distanza dal tentativo (fallito) dell’allora governo Monti di eliminarle del tutto.
Il dibattito si è riacceso all’indomani del decreto-legge “sugli interventi finalizzati a  maggior efficienza, razionalizzazione, equità e rilancio del Paese”, presentando il quale il premier Matteo Renzi ha ribadito la necessità di rivedere tutto il sistema delle aziende partecipate, comprese quelle dell’Ict. “L’intenzione del governo – spiegano dall’entourage di Renzi al Corriere delle Comunicazioni – non è quella di tagliare queste società che possono dare un contributo importante all’attuazione dell’Agenda digitale, data la loro profonda conoscenza dei meccanismi interni alla PA stessa. Si intende, spingere sull’aggregazione,  laddove si rilevino aziende pubbliche che operano sullo stesso fronte rafforzando al contempo la loro funzione di project management”.

fonte: http://www.corrierecomunicazioni.it