L’Italia ha la sua Agenda digitale. Ma la sua realizzazione rischia di essere ostacolata dall’attuale livello di digitalizzazione della PA, soprattutto sul versante della conservazione sostitutiva ovvero di tutti quei processi di archiviazione dei dati digitali. Come rileva una ricerca di Anorc (Associazione Nazionale per Operatori e Responsabili della Conservazione Digitale) il sistema di conservazione digitale è stato avviato solo nel 40% delle Regioni: di queste il 10% ha affidato in outsourcing la procedura mentre il 15% si affida ai sistemi archivistici di conservazione sviluppati a livello regionale.
A differenza delle Regioni, solo nel 27% dei siti delle Province è pubblicato il responsabile del trattamento dei dati e il 73% dei responsabili nominati in tutte le Province coincide con i dirigenti dell’ente, ognuno per il proprio settore di competenza. I risultati cambiano per il responsabile della conservazione, il cui nome risulta pubblicato nel 9% dei casi e solo il 22% delle Province ha effettivamente avviato un sistema di conservazione digitale secondo la normativa vigente.
Per i Comuni il responsabile della conservazione resta ancora una figura non indispensabile, anche se un buon 23% ammette il ritardo e dichiara di aver avviato il processo di conservazione, senza però aver ancora nominato ufficialmente un responsabile che se ne occupi.